Domenica. Rievocazione della Passione di Cristo
Passione di Cristo nel corpo e nell’anima
Nella Passione di Gesù la sofferenza umana assume un valore nuovo. Nel volto del Crocifisso si rivela il significato autentico del dolore. Essa non è più una punizione, una condanna di Dio. Essa è un’offerta accettata liberamente e consegnata al Padre, in un balzo d’amore riparatore. La sua meditazione ci fa partecipi delle sofferenze del Signore, necessarie alla nostra purificazione.
Meditare la Passione significa comprendere che Cristo morì nell’anima, prima che nel corpo. Morì quando accettò di essere schiacciato dai propri nemici; quando permise che essi lo calpestassero come si fa con un nemico caduto a terra, al quale si mette un piede sul petto e si grida: Muoviti ora se ne sei capace! Morì quando accettò di essere il chicco di grano che muore sotto terra; ossia là dove nessuno ti vede e si rende conto che tu stai morendo. Lì, nella parte più profonda del suo cuore, fu la vera morte salvatrice di Gesù, perché lì morì a se stesso.
La contemplazione della Passione del nostro Redentore non deve ispirarci solo contrizione e dolore, ma anche speranza; speranza per noi e per i fratelli. Da essa dobbiamo attingere le parole da dire a chi, nella vita è umiliato, deluso e disperato, ma che con Gesù può trionfare nella vita.
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