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Da Rocky Marciano a Rocco Marcheggiano
Mezzo secolo ormai è passato
Da quando in cima sei arrivato.
Una mostra abbiamo allestito
Per onorare il tuo gran mito.
Un premio abbiam creato
Per rinnovare il tuo passato.
Leggendario sei del pugilato
Il tuo ricordo indelebile è diventato.
Video di Marciano su youtube
L’assessore Palladinetti Gianluca informa che il video della serata di consegna del 6° Premio Rocky Marciano del 23 maggio 2010 ¨ disponibile su youtube. Basta digitare “premio Rocky Marciano”.
Della notizia siamo grati all’Assessore, un po’ meno all’ufficio stampa che ostinatamente e immotivatamente non trasmette informazioni a questo sito sulle attività dell’Amministrazione.
Ce ne duole per i numerosi visitatori del sito se qualche volta le informazioni sono incomplete.
6° Premio Rocky Marciano
Domani 23 maggio con inizio alle ore 20.30 appuntamento in P.za Martiri D’Ungheria con l’ormai consolidato premio Rocky Marciano, giunto quest’anno alla 6^ edizione, dedicato all’atleta della nostra regione.
Quest’anno al giuria ha voluto premiare campioni quali: Julio Sergio Bertagnoli (portiere della Roma), una mezione speciale per: Debora Sbei (campionessa mondiale di pattinaggio)e Alfonso Nanni campione mondiale di bocce e medaglia d’oro ai giochi del Mediterraneo svoltisi a Pescara nel 2009.
Questi sono i premiati e le loro motivazioni:
Premio Rocky Marciano all carriera:
Rocky Mattioli. “Orgoglio di Ripa,campione mondiale di pugilato dei superwelter dal 1977 al 1979, uomo di profonda umanità e disponibilità , ha saputo mantenere alta la tradizione pugilistica del suo paese d’origine, costituendo un palmarès di straordinaria valenza agonistica che lo hanno posto nellempireo dei migliori boxeur italiani.
Premio Rocky Marciano a:
Julio Sergio Bertagnoli. “Portiere di gran talento, ripese di adozione,è riuscito con umiltà , lavoro e fatica a conquistare gara dopo gara la fiducia della squadra e della società dell’A.S. Roma calcio, divenendone l’estremo difensore titolare e con la quale ha dato vita ad una delle rimonte più straordinarie che il campionato italiano di serie A ricordi, mancando per un soffio lo scudettoâ€.
Menzione speciale a:
Debora Sbei. Campionessa mondiale di pattinaggio uscente alla sua primaapparizione tra i senior, ha confermato a Friburgo i quattro titoli iridati vinti nella categoria juniores,stupendo il mondo per l’eleganza e la capacità di rendere leggiado ogni movimento artistico.
Alfonso Nanni. “Campione mondiale di bocce e medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo svoltisi a Pescara nel 2009, ha confermato il suo grande talento vincendo i più importanti tornei del circuito nazionale, battendo atleti ben più esperti fidando sulla sua capacità di osservazione e sulle sue strategie infallibiliâ€.
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Júlio Sérgio Bertagnoli, noto come Júlio Sérgio n(Ribeirao Preto, 8 novembre 1978) è un un calciatore di brasiliano, portiere della Roma. Grazie alle sue origini italiane, i nonni erano originari di Ripa Teatina (CH) ha ottenuto la cittadinanza italiana
Carriera.
La carriera da professionista inizia nel 1995 nel Botafogo, squadra brasiliana dello stato di Rio de Janeiro. Dopo quattro anni di permanenza inizia la sua lunga serie di trasferimenti che, dopo 3 anni, lo fa approdare al Santos Futebol Club nel 2002, squadra con la quale conquista 2 campionati brasiliani. Finita nel 2005 l’esperienza con il Santos, approda l’anno successivo nella Juventude. Durante questo periodo si avvicina alla convocazione in nazionale che non arriva a causa di un infortunio serio al ginocchio.
Alla Juventude non rimane a lungo. Nell’estate del 2006 viene dapprima preso in prova e successivamente tesserato dalla Roma su segnalazione dell’ex centrale difensivo Antonoio Carlos..
Fino al termine della stagione 2008-2009, Julio Sergio ha disputato un’unica partita con la maglia della Roma, ovvero l’amichevole Bayer Leverkusen-Roma (2-2).
In un primo momento il tecnico Luciano Spalletti lo ha definito “il miglior terzo portiere del mondoâ€.
Esordisce nel campionato italiano di Serie A il 30 agosto 2009 alla sua quarta stagione in giallorosso, schierato fin dal primo minuto stante l’indisponibilità del titolare Doni e viste le non brillantissime prestazioni di Artur, in Roma-Juventus (1-3). Nonostante i tre gol subiti e le dimissioni di Spalletti, viene schierato sempre più spesso in campo, fino a quando, complici un infortunio nella gara contro il Napoli ed il ritorno di Doni, torna in panchina. Quest’ultimo si infortuna nuovamente in Roma-Fulham, partita di Europa League, e Júlio Sérgio entra nel secondo tempo a sostituire il connazionale. Dopo Inter- Roma, in cui viene schierato titolare, scavalca nelle gerarchie il connazionale Doni, diventando il portiere titolare.
Il 6 dicembre 2009, nel derby contro la Lazio, si rende protagonista di una difficile parata su Stefano Mauri grazie alla quale viene interrotta la serie negativa della Roma che subiva almeno un gol in una gara di campionato dal 3 maggio 2009 nella gara contro il Chievo. Continua la stagione mantenendo una delle migliori media-voto della Serie A e rivelandosi decisivo anche nel derby di ritorno, il 18 aprile 2010, dove intercetta il calcio di rigore di Floccari sul punteggio di 1 a 0 per la Lazio che permette alla Roma di ribaltare il risultato (1-2).
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Nanni Alfonso è nato a Guardiagrele (CH) il 08.03.1981.
Appartenente alla Società di Montegranaro, è campione del mondo di bocce, specialità : Raffa coppia.
La Federazione Italiana bocce si compone di tre sezioni secondo le tre discipline che a livello internazionale sono riconosciute dalla Federazione internazionale che aderisce alla IWGA e che assegnano i tre titoli in palio. Ai Giochi mondiali.
Specialità nel gioco delle bocce:
Raffa: si pratica con delle bocce di formato più grande ed in materiale sintetico.
Volo: nota con il nome francese Boule Lyonnaise (che ha origine dalla città di Lione in cui il gioco è nato). In Italia questa specialità è nota anche come Volo e si pratica con bocce grandi e di metallo.
Petanque: Si pratica con bocce di misura dimensioni inferiori agli altri due.
Storia
Il gioco delle bocce ha una tradizione antichissima: in Turchia sono state ritrovate alcune sfere in pietra antenate delle attuali bocce, che risalgono circa al 7000 A.C.; anche in Egitto sono stati trovati degli oggetti simili in una tomba, risalenti al II millennio A.C..
Nel gioco moderno le bocce erano realizzate in avorio, risultavano quindi molto costose soprattutto perché l’omogeneità delle zanne di elefante, da cui erano ricavate, è variabile per cui in media era idonea una zanna su cinquanta.
Con l’invenzione e il perfezionamento della bachelite, le bocce da biliardo sono state realizzate in questo materiale più povero e la cosa ha reso la pratica della disciplina molto più economica e accessibile.
Cenni di regolamento
Ci sono innumerevoli varianti alle regole di questo sport, soprattutto per quanto riguarda il numero di giocatori. Si può giocare uno contro uno (individuale), due contro due (coppie), tre contro tre (terne), fino ad un massimo di quattro contro quattro (quadrette). Negli ultimi anni sono stati introdotti giochi alternativi (P.t.a. cioè punto e tiro alternato, staffetta e progressivo) nel tentativo di portare questo sport alle Olimpiadi, cosa per altro ancora non riuscita.
I giocatori di una squadra lanciano a turno la propria boccia, alternandosi con i giocatori della squadra avversaria. L’obiettivo del gioco è quello di avvicinarsi il più possibile con il maggior numero di bocce ad una boccia di dimensioni più piccole, detta pallino.
Anche per quanto riguarda il punteggio esistono numerose varianti. Il metodo più utilizzato è quello che prevede l’assegnazione dei punti a fine manche, detto anche scarto, dove ogni manche si dice completata quando ogni lanciatore ha finito le bocce a sua disposizione. Normalmente, si valuta quale sia la boccia più vicina al boccino e si assegna il primo punto alla squadra che ha giocato quella boccia, quindi si valuta qual è la seconda boccia più vicina al boccino; se è della stessa squadra si aggiunge un altro punto, altrimenti la conta dei punti si interrompe.
Nelle bocce “grandi†(gioco classico in Italia) la partita è normalmente su campo liscio con limiti precisi tracciati (gioco al tracciato); si può anche giocare su strade sterrate, prati, o terreni di fortuna (gioco al libero).
Nelle bocce “piccole†(petanque francesi) si gioca su campo o al libero con regole diverse dall’Italia, con lunghezza di gioco minore e regole più elastiche rispetto al “tracciato†italiano.
Esistono sostanzialmente due tipi di lanci:
* L’accosto o la puntata, che è un lancio di precisione che ha come obiettivo far arrivare la propria boccia il più vicino possibile al boccino. Il lancio è caratterizzato dal rotolamento della boccia lungo tutto il percorso di avvicinamento. I giocatori che si specializzano in questo tipo di lanci vengono detti “puntistiâ€, o “accostatoriâ€.
* La bocciata, detta anche volo’ o raffa, che è un lancio che viene effettuato con più forza, generalmente alla fine di una serie di passi, ed ha come finalità quella di colpire una o più bocce avversarie con l’intenzione di allontanarle dal boccino (oppure si può dichiarare e colpire il pallino). I giocatori che si specializzano in questo tipo di lanci vengono detti “bocciatoriâ€.
Il bocciatore è colui che ha il ruolo più spettacolare, anche se è comunque molto importante il puntista, in quanto se questi non mette delle bocce vicine al pallino, il bocciatore non deve neanche bocciare.
Il massimo della prestazione del bocciatore si ha con il “fermo†(carreaux nelle “petanque†francesi) in cui una bocciata precisa sopra la boccia (non davanti) manda via la boccia avversaria lasciando la propria al suo posto o quasi (mezzo fermo in questo caso); con il fermo oltre che eliminare un punto avversario ovviamente si aggiunge un punto proprio; è però raro e difficile. Il fermo si dice anche “trucco†o “mezzo trucco†nella zona piemontese; “cianta†in dialetto genovese.
La massima prestazione dell’accostatore, invece, è il “biberonâ€, ovvero quando la boccia è al massimo a 5mm dal pallino. Anche questa mossa è difficile e necessita di molta precisione.
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ROCKY MATTIOLI
Rocco (Rocky) Mattioli (Ripa Teatina 20 settembre 1953).
All’età di 6 anni emigrò, con la famiglia, in Australia. I Mattioli erano di Ripa Teatina, lo stesso comune abruzzese da cui emigrarono negli Stati Uniti i genitori di Rocky Marciano, uno dei più grandi pesi massimi della storia del pugilato. Ha disputato in carriera 74 incontri, di cui 65 vinti (52 per KO), 7 persi e 2 terminati con un risultato di parità . Nel 2004 è stato inserito nella Australian National Boxing of Fame. La carriera Mattioli iniziò a boxare come professionista nel 1970, in Australia, dove si distinse per la combattività e la potenza di pugno, conquistando il titolo australiano dei welter e mantenendolo fino al 1975, quando si trasferì in Italia. Nel 1976 pareggiò a Milano, con Bruno Arcari, uno degli ultimi match combattuti dal grande pugile genovese: l’unico pareggio in 12 anni di vittorie ininterrotte, dal 1966 al 1978.
Ormai considerato tra i più forti superwelter al mondo, il 6 agosto1977 Mattioli conquistò, a Berlino, il titolo mondiale della categoria, battendo per KO al 5° round il pugile di casa Eckhard Dagge. Dopo due difese vittoriose, Mattioli perse il titolo il 4 marzo 1979 combattendo contro Maurice Hope, disputando il match nonostante avesse riportato una frattura alla mano destra. L’incontro fu interrotto per KOT tecnico al 9° round.
Nel 1980 Mattioli perse anche la rivincita contro Hope, sempre con il mondiale dei superwelter in palio. Si ritirò nel 1982 dopo un tour negli Stati Uniti, dove sconfisse pugili di importanza minore. I 50 anni di Mattioli italiano d’ Australia. Nato nel paese di Marciano, Rocky emigrò da bambino Sul ring conquistò il Mondiale, «ma la boxe non esiste più».
Storia
Ricordate Rocky? No, non quello interpretato da Stallone nell’ interminabile saga cinematografica. Il Rocky del quale forse gli appassionati di boxe più giovani sanno poco è Rocco Mattioli, un campione al quale il pugilato italiano s’ aggrappò nella seconda metà degli anni 70 per recuperare prestigio e credibilità . Benvenuti s’ era già fatto da parte, Mazzinghi aveva tentato un patetico rientro dopo sei stagioni da ex pugile e Arcari stava consumando gli ultimi spiccioli di carriera. Rocco aveva lasciato ad appena quattro anni la natia Ripa Teatina, il paese in provincia di Chieti dal quale erano partiti anche i genitori di Rocky Marciano («Mio padre era un suo grande tifoso e aveva scelto di chiamarmi come lui»). La destinazione era Morwell, in Australia, dove il padre aveva trovato lavoro come carpentiere. Morwell dista 140 chilometri da Melbourne, dove Rocco debutta nel pugilato professionistico non ancora 17enne. «Ero entrato per la prima volta in una palestra poco più di due anni prima e il mio idolo era naturalmente Marciano. Non avessi fatto il pugile, forse sarei stato inghiottito dalla malavita». In Australia regolamenti approssimativi trasformano sovente gli incontri in corride che Mattioli s’ aggiudica con una sfilata di successi prima del limite, acquisendo esperienza e maturità da veterano e scalando le classifiche mondiali sino al posto numero 25. L’ eco delle sue imprese raggiunge l’ Italia, dove la lungimiranza e l’ abilità di quel grande procuratore che è stato Umberto Branchini spianano a Mattioli la strada per il ritorno in patria. «Il manager di Frazier avrebbe voluto portarmi in America, ma io scelsi il Paese in cui ero nato». Rocky a Milano affina la propria boxe. Migliora la difesa, acquista sicurezza e autorità . È il 1975. Due anni dopo arriva il titolo mondiale dei medi junior, che Mattioli va a conquistare nella tana berlinese di Dagge, messo k.o. al 5° round. «È stata la vittoria più bella della mia carriera, un momento magico che ricorderò per sempre. Era la realizzazione di un sogno». La stessa sorte di Dagge tocca a O’ Bed e Duran, atterrati il primo a Melbourne il secondo a Pescara. Il regno mondiale di Rocky dura venti mesi. A interromperlo sarà la sfortuna più che i pugni del britannico Hope. Ad appena 15′ ‘ dall’ inizio del match a San Remo, Mattioli scivola e appoggia il guantone destro sul ring, fratturandosi il polso. Lui continua a combattere soltanto col sinistro, sino al momento dell’ inevitabile abbandono, che arriva tra 8a e 9a ripresa. «Nell’ angolo abbiamo dovuto minacciare il lancio dell’ asciugamani per convincerlo a ritirarsi» rivelerà Giovanni Branchini, figlio di Umberto. «Fu la sconfitta più amara perché provocata solo da una colossale dose di sfiga» ricorda Rocky. Nella rivincita 16 mesi dopo a Londra Mattioli sembra l’ ombra di se stesso e va incontro a una severa punizione, interrotta dall’ arbitro all’ 11° round. È il segnale del declino. Dopo aver meditato il ritiro, Mattioli torna sul ring per disputare altri cinque incontri, l’ ultimo il 10 marzo 1982 a Las Vegas, dove il messicano Dominguez finisce k.o. alla terza ripresa. «Tornato all’ angolo, guardai negli occhi Branchini. Signor Umberto, gli dissi, sono stufo della boxe. Anche se ho vinto, penso che farei bene a smettere. Lui mi rispose che stava pensando la stessa cosa». Rocky non ha ancora 29 anni, ma alle spalle se ne lascia dodici di pugilato, cinque dei quali trascorsi sui crudeli ring australiani. Oggi lavora come istruttore atletico in una nota palestra del centro di Milano e confessa la propria nostalgia per l’ Australia. «Ogni anno vado a trovare i miei parenti a Morwell, dove vorrei tornare a vivere. Ma la mia famiglia preferisce l’ Italia. Pazienza. Il mio sogno resta però l’ Australia». Ai tre figli maschi avuti dalla moglie Silvia s’ è aggiunta una ragazza nata da una breve relazione giovanile in Australia. Dei suoi tre figli, nessuno ha mai pensato di dedicarsi al pugilato. «Deluso? Soltanto un po’ . Oggi la boxe non esiste più, significa soltanto fame e fatica. E poi chissà quali sofferenze mi sarebbe toccato provare nell’ angolo di un figlio. Campioni in circolazione comunque non ne vedo. Ma forse è giusto così perché, come ha detto qualcuno, la boxe è un’ erba che cresce soltanto nel giardino dei poveri». Oggi Rocky Mattioli lavora come istruttore in una palestra milanese (Gherarducci Mario. Corriere della Sera del 20 luglio 2003)